Intervista a Mara Gutiérrez, regista di Luciernagas

Giorni intensi questi, anniversario dei Coll, nascita di Jael…prove di Molt Soroll…però tra gli ultimi progetti di Jordi c’è stato anche un cortometraggio.

Ho fatto qualche domanda alla regista, Mara Gutierrez.

Buongiorno Mara, grazie mille per avermi dedicato alcuni minuti del Suo tempo per rispondere a queste domande sul cortometraggio “Luciérnagas”.

Come nacque l’idea chiave della sparizione dell’elettricità?Nel 2012 mentre avevo una pioggia di idee per scrivere una sceneggiatura, mi sono ricordata di un documentario che parlava della profezia dei Maya, dove trattavano la “fine del mondo” tale e quale a come la conosciamo; raccontava che una delle cose che potevano succedere era che noi rimanessimo senza energia elettrica per un un periodo, e ho pensato che poteva essere una buona premessa per raccontare una storia, così ho iniziato a scrivere Luciérnagas.

Come è strutturata la vita dei personaggi? Come nacque l’idea di nuove forme per generare l’energia? I nostri personaggi si incontrano grazie al viaggio che intraprende la nostra protagonista, Olatz, e finiscono loro 4 insieme in una casa, luogo centrale del cortometraggio, tentando di sopravvivere, e convivere dipendendo l’uno dall’altro, ognuno con le sue ossessioni e i propri desideri.

Credi che potremmo sopravvivere nel mondo senza elettricità?Potremmo, come nel Medioevo, vivere di questo mondo o saremmo destinati a morire? Si imporrebbe la regola della sopravvivenza naturale?Io credo che se potessimo sopravvivere in un mondo senza elettricità, tale e quale a come la conosciamo, l’essere umano sarebbe capace di adattarsi e imparare a sopravvivere con quello che ha, anche se non siamo abituati. Per prima cosa, comparirebbero il caos, la paura, e sarebbe molto difficile però alla fine quello che conta è sopravvivere e l’essere umano ha la capacità di reinventarsi e costruire un modello diverso di organizzazione e convivenza; in Luciérnagas mostriamo come la convivenza tra esseri uguali che si aiutano l’uno con l’altro possa servire per andare avanti, anche se sempre, e soprattutto in una situazione difficoltosa, ti preoccupi per il tuo piccolo nucleo, combatti e proteggi la tua famiglia.

Quale sarà la durata di questo cortometraggio? Siamo arrivati alla fase di post-produzione, così che ora vedremo i tempi della nostra pellicola, però calcoliamo che sia lungo una ventina di minuti.

Dove lo avete ripreso? Abbiamo ripreso  4 giorni in Guadamur, Toledo, dove ci hanno accolti facendoci sentire come a casa.

Come nacque la partecipazione di Jordi? Potrebbe raccontarci come è stato lavorare con lui? Stavo cercando attori a cui affidare il ruolo di Albert, e di Jordi, già avevo visto alcuni suoi lavori, e ho pensavo che fosse perfetto per il ruolo; sono riuscita a contattarlo e ci siamo riuniti, vedevo che capiva perfettamente il personaggio, e mi sono sentita molto a mio agio. E’ stato un piacere lavorare con lui, ci siamo capiti molto facilmente ed è un bravo collega, sempre con il sorriso e spiritoso.

Qui in Italia abbiamo conosciuto Jordi attraverso “Il Segreto”, e lo stiamo seguendo in tutti i suoi progetti: musicals, con la delegazione italiana che vanno a vederlo a teatro, interviste, e attraverso Internet nella serie “El Ministerio del Tiempo”, dove ha avuto un piccolo ruolo nel capitolo finale della prima stagione.Siamo desiderosi di vedere il suo lavoro in “Luciérnagas”. Crede che arriverà in Italia? In caso contrario, già che il pubblico è spesso di cortometraggi selezionati, potrebbe dirci dove e quando potremmo vederlo?L’idea di Luciérnagas sarà trasferita per tutto il circuito dei festival, così che speriamo che arrivi anche in Italia. Ancora non sappiamo quando sarà l’esordio, però vi informeremo. Grazie mille per esservi messi in contatto con me, è stato un piacere fare questa intervista con voi.

Grazie a te Mara

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Il destino di un nome: JAEL

Quando scrissi il post “Credo in Dio, non nella Chiesa”, chiesi a Jordi cosa ne pensasse di questo argomento, come viveva la religione e che posizione avesse in merito essendosi sposato in chiesa e avendo scelto un nome dal forte significato biblico per sua figlia.

Con mia gran sorpresa, mi rispose che non si era sposato in chiesa, ma solo in Comune e che la religione la viveva in maniera distaccata e che non amava parlarne avendo lui frequentato un collegio cattolico da bambino.

Forse non tutti sanno che il nome Jael, ( in italiano Giaele) è  un nome di origine ebraica composto dalle due parole “jah” di Javeh, che significa signore ed  “Elohim” che significa Dio. Jael deriva quindi da” jahelohim” e significa ‘il signore è dio’; nome che può essere utilizzato sia per l’uomo che per la donna. Scritto Yael ha valenza maschile, Jael femminile. Fortemente legato all’episodio biblico di Giaele che mostra coraggio e risolutezza nell’uccidere Sisara, generale nemico degli israeliti, che si può leggere nel libro dei Giudici ( cap.4, versetti 20-21), Jael rappresenta la ” donna coraggiosa e temeraria”, la forza di Dio.

Questo già ci fa capire, al di là della valenza religiosa, il significato di questo nome.

Ho sempre pensato che i nomi dicono molto della persona, ma ancora di più di chi l’ha scelto. Ci sono persone che sono ben rappresentate con il proprio nome e la maggior parte delle volte si identificano con quel marchio di fabbrica che viene scelto, il 90% dei casi, dai genitori. Un compito arduo, a volte preso alla leggera, che durerà per tutta la vita.

Il nome è la nostra identità.

Jael è nata circa due settimane fa da due stelle artistiche: due persone che si amano, con valori semplici e solidi. Quegli stessi valori che sono sicura la influenzeranno così come il nome che le hanno affidato e che saprà portare con fierezza.

Ci va del coraggio a essere figli d’arte: sono sicura che non le mancherà.

Benvenuta tra di noi Jael!

Corinne

Occhio per occhio, dente per dente: rabbia e dolore.

 
Fin da quando siamo bambini ci viene insegnato che alla violenza non si risponde mai. Inutile dirlo: quando qualcuno ci fa del male, la prima reazione che abbiamo, istintivamente, è quella di ripagare con la stessa moneta. Lo vedo anche con mia figlia che ha due anni e i suoi coetanei: ci sono fasi,nella vita dei bambini, in cui l’istinto alla violenza fuoriesce; si ricevono spintoni, sberle e subito ci si difende con le stesse azioni. La natura porta a questo.

Poi, subentra la razionalità, quella che,in teoria, ci rende superiori rispetto agli animali, che per sopravvivere uccidono. 

Nell’uomo “normale”, senza turbe psichiche o folli, coesistono stadi e gradi emozionali in equilibrio tra di loro, ma quando un evento esterno provoca il superamento della soglia di sopportazione degli istinti cosiddetti negativi,  di solito la rabbia e il dolore primeggiano, impedendo alla ragione di sostenere la pace in quel turbinio di emozioni incontrollate.

Rabbia e dolore.

Sono i principali motivi del perché esiste ancora in qualche parte del mondo,così tanto civilizzato, la pena di morte. 

Non sono mai riuscita ad esprimere un’opinione a riguardo perché nonostante (perfortuna) non abbia mai subito una perdita per omicidio o altro, non posso non pensare a come mi sentirei se mi capitasse e a cosa farei. La prima cosa che mi viene da dire e’ che dovrebbe morire il colpevole. Comprendo peró che non vi è lucidità in quel pensiero e che agendo così, mi abbasserei allo stesso livello di colui che ha commesso tale bestialità.

Il dolore provoca rabbia e quest’ultima accieca.

Lo spunto lo prendo dall’ennesima interpretazione di Jordi ne Il Segreto: scena veloce ma molto forte quella di Gonzalo che cerca di strangolare Jacinta. Negli occhi ci sono odio, rabbia e dolore: tutto ciò che fa scatenare l’inferno dentro di noi. 

  Quanto avremmo voluto vederla morta? Lei che ha sparato contro capitan Tristan, lei che ha rovinato uno dei pochi momenti di festa che esistono a Puetr Viejo. La sua follia merita la reclusione a vita. Ma può questo sanare il dolore e l’odio che Martin/ Gonzalo nutre? Lui stesso aveva giurato che avrebbe fatto giustizia e che il colpevole non sarebbe stato impunito. Allo scoprire Jacinta, chiusa in una cella e destinata a rimanere sola a vita, l’idea della giustizia amministrativa non ha calmato l’ira di Gonzalo. 

Solo l’intervento di Maria l’ha placato.

Una scena forte, recitata con grande intensità e un realismo degno di Verga. Ancora una volta questa telenovela ci fa riflettere su temi come la pazzia, la vendetta e la giustizia. 

La legge del taglione la troviamo nella stessa Bibbia: “Se uno farà lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto al suo prossimo: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente (…)”. Fin dall’antichità il tema della vendetta è parte integrante della vita e della giustizia terrena. E proprio perché considerata crudele e antireligiosa nella maggioranza dei paesi del mondo è stata abolita: una legge bestiale indegna per gli esseri umani.  

Eppure dentro di noi questo senso di rivalsa c’è, esiste. La difficoltà non sta nel trattenerlo, perché altrimenti saremmo tutti, una volta nella vita, dei potenziali omicidi, la difficoltà sta nell’ammettere che in fondo in fondo siamo tutti un po’ bestie tifando per Gonzalo. O no? 

A voi i commenti a riguardo.

Credo in Dio, ma non nella Chiesa

Questa frase mi ha colpito. E non perchè l’abbia detta mia madre o chissà chi, ma per il fatto di averla sentita in una telenovela, “Il Segreto” che per i più è seguita da massaie e casalinghe e che secondo il parere di chi giudica sempre dall’esterno, non ha un grado culturale tale da far usare il cervello. Non è così. Oltre ai triangoli amorosi, più o meno forzati, o ai clichè tipici di questi romanzi televisivi, chi la segue impara qualcosa di una cultura diversa, anche se simile alla nostra, impara un italiano fine e classico perchè ambientato in altri tempi e può anche permettersi di ragionare, se ha voglia, su alcuni temi. Come l’omosessualità, la politica e la religione. Se 4 milioni di italiani seguono il Segreto, ci sarà anche un motivo.

Questo è il blog su Jordi Coll, quindi mi sento di scrivere qui questo pensiero, ma anche per far riflettere e sentire le vostre opinioni.

Nella puntata andata in onda ieri in Italia, (13/05/2015),  Gonzalo, ormai deciso a spretarsi, discute con il suo vero mentore, padre Anselmo, delle motivazioni che lo hanno spinto a compiere questa decisione. Le argomentazioni che adduce l’ex cura sono più che attuali ed è questo che mi fa piacere: in una fiction, ambientata storicamente negli anni ’20 del secolo scorso, si affrontano temi che ancora oggi, nel 2015, fanno discutere e dividono la platea. Credere o non credere in Dio, ma soprattutto credere o no nell’istituzione di Santa Madre Chiesa. Gli sceneggiatori sono stati molto sensibili a questo tema, a mio avviso, considerando, com’è duopo, la tradizione secolare della cattolicissima Spagna, partendo da re Ferdinando D’Aragona e Isabella I di Castiglia. Non so se sapete che i re di Spagna, da allora sono chiamati los reyes catolicos, per l’opera, chiamiamola così, di evangelizzazione cattolica che hanno fatto anche attraverso l’Inquisizione Spagnola e con i decreti atti a convertire ebrei e musulmani, prima di espellerli definitivamente dal Paese. Per chi avesse seguito la serie “El Ministerio del Tiempo”, in cui ha partecipato anche Jordi, nella quarta puntata si viaggia proprio in questo tempo, con la Regina Isabella e Torquemada.

Durante la discussione tra don Anselmo, ministro di Dio e della Chiesa, retto e giusto e il suo ex pupillo, Gonzalo, si parla dell’avidità che hanno molti rappresentati della Chiesa, nello specifico ci si riferisce a don Celso, che pur di riempirsi le tasche di denaro, ha taciuto il rapimento di Martin/Gonzalo. E la sua opera di reclutamento di nuovi seminaristi da portare in missione in America Latina era rivolta più ai figli di buona famiglia che a quelli che potevano (forse?) sentire il desiderio o la vocazione di compiere un nuovo viaggio verso la Fede.

Qui non si tratta di credere o meno in Dio: Gonzalo lo dice chiaramente, ci crede. Ma non crede nella Chiesa. “Così offendi ciò che rappresento”, dice padre Anselmo. Ma andiamo a fondo e veniamo ai giorni nostri.

Quanti sono i preti che conoscete e di cui potete parlare bene? Io sono cattolica, ho praticato fino quasi ai 30 anni, andando a messa, confessandomi e seguendo le funzioni. Il mio parroco, di cui ho parlato molte volte su The Morning Later, ha fatto molto per la mia piccola comunità, ma è sempre stato un po’ naif, una mosca bianca e forse per questo ha avuto molti seguaci, perchè non si è completamente piegato ai voleri imposti e ci ha messo del suo. Ci sono delle regole, delle imposizioni nella Chiesa che non si sono ammodernate e i dogmi e le convinzioni, mi permetto di dire, spesso lasciano il tempo che trovano. La mia non è una polemica, ma è una riflessione che va oltre. Tutto ciò che l’uomo tocca, rovina. Natura, vita e religione. Che cos’è poi la religione?  Una professione di Fede, certo. Ma non deve essere il motivo o la giustificazione per compiere determinati atti in nome di Colui che è sacro e che non si dovrebbe nominare. Ogni interpretazione estrema causa dei danni, lo sappiamo.

Mia madre era protestante: ha conosciuto mio padre, si è convertita in cattolica, si è sposata e quando è arrivata in Italia ha iniziato a frequentare la Chiesa. Ha smesso dopo poco tempo perchè non sopportava il ronzio delle comari che ogni volta che entrava qualcuno di nuovo aveva qualcosa da dire.Oltre a lei, chiaramente, nera in mezzo ai bianchi. Inoltre non capiva la pratica della confessione: perchè doveva farlo davanti ad un prete, che rimaneva comunque un uomo coi suoi limiti e i suoi peccati come tutti? La conversione era avvenuta per Amore, ma nel suo intimo la protesta luterana era radicata, tant’è che la sua frase storica è sempre stata quella citata da Gonzalo ieri.

Non voglio fare una dissertazione politico-religiosa: vorrei solo che scriveste ciò che pensate, per capire, nel nostro piccolo, quanti la pensano in un modo o nell’altro. Per leggere anche valide argomentazioni, se ce ne sono, del perchè bisognerebbe credere nell’istituzione ecclesiastica.

Tra parentesi: la cattolicissima Spagna, ormai, non lo è più.

Jordi Coll e Marta Tomasa insieme ai giocatori del Real Madrid per la lotta contro il cancro

Non si parla di lavoro oggi, ma di solidarietà.

Secondo quanto riporta il sito elboletin.com (http://www.elboletin.com/contraportada/115985/futbolistas-madrid-asociacion-contra-cancer.html), oggi più di 2500 volontari si riuniranno per raccogliere fondi per la lotta contro il cancro per l’Asociacion Espanola Contra el Cancer (AECC, prima entità privata che destina più denaro per la ricerca. Ci saranno più di 500 banchetti in giro per il centro di Madrid, e tra questi, oltre ai giocatori del Real Madrid, parteciperanno anche Jordi e Marta.

Per chi fosse a Madrid e avesse l’opportunità di vederli e DONARE, può farlo alle 17 di oggi presso questo banchetto situato:

Mesa Hard Rock Café. C/ Castellana, 2

Inés Entrecanales, Vicepresidenta aecc Madrid
Arantxa de Benito 13:00h
Alex García Fernández 17:00h
Mabel Lozano 14:00h
Rodolfo Sancho
Jordi Coll 17:00h
Marta Tomasa 17:00h

I soldi ricavati si utilizzeranno per finanziare progetti destinati alla ricerca oncologica, perchè “la ricerca è vita”.

In questa coppia il cuore non manca!

23 Aprile: Sant Jordi

Forse non tutti sanno che oggi, 23 aprile, in Spagna, e più precisamente in Catalogna, si festeggia Sant Jordi. Che cos’ha di particolare questa festa? Beh, per chi segue questo blog, sicuramente il fatto di essere l’onomastico di Jordi Coll, ma è anche una celebrazione tra le più originali della Catalogna perchè si tratta di una ricorrenza a carattere popolare che unisce cultura e romanticismo.

Ho letto un po’ di informazioni a riguardo e ve le riporto. La cultura e la tradizione sono l’anima di un popolo, ricordatelo!

Infatti, la tradizione vuole che le coppie si scambino regali ( un po’ come il nostro S.Valentino), ma i doni sono fissi: gli uomini ricevono un libro e le donne una rosa. Così, se per caso siete a Barcellona oggi ( o avrete mai questa fortuna) potrete vederla trasformata in una sorta di libreria-negozio di fiori all’aperto.  Le strade si riempiono di gente che passeggia tra bancarelle di libri e rose, cercando un regalo non solo per la persona amata, ma anche per amici e parenti. In tutta la città potrete trovare bancarelle con le ultime novità editoriali, vedere autori rinomati che firmano esemplari delle loro opere e, naturalmente, sentire il profumo delle rose. Questa curiosa festa nasce da un insieme di tradizioni di epoche diverse: la festa di Sant Jordi patrono della Catalogna dal XV secolo, la famosa leggenda di San Giorgio e il drago, e l’antica abitudine medievale di visitare la cappella di Sant Jordi del Palazzo della Generalitat, dove si soleva organizzare una fiera delle rose o “degli innamorati”. Per questo motivo Sant Jordi è conosciuto anche come il patrono degli innamorati in Catalogna. Bisogna approfittare di quest’occasione per visitare il Palazzo della Generalitat, perché celebra una giornata porte aperte. All’interno, nella galleria del piano nobile, potrete acquistare rose nelle varie bancarelle che le vendono destinando il ricavato a opere di beneficenza. Inoltre potrete anche assistere al concerto di musica popolare del suo carillon. Il programma di attività dell’amministrazione regionale prevede anche una messa ufficiale nella cappella di Sant Jordi e la benedizione delle rose nel cortile gotico dell’edificio.

Che dire, avrei voglia di essere lì oggi a festeggiare, perchè l’amore è il sentimento più nobile che ci sia, e qualunque ricorrenza che lo celebri non può e non deve passare inosservata. Soprattutto oggi. Auguri Jordi e auguri a tutti coloro che amano ( e non necessariamente gli innamorati!)

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Alcune domande su Jordi Coll a Javier Olivares, creatore e sceneggiatore del Ministerio del Tiempo

michelle-jenner-javier-olivares-nos-hablan-isabel-espana-en-serie-canal-plus_MDSVID20131031_0186_3Qualche settimana fa ho contattato Javier Olivares, sceneggiatore e co-creatore con suo fratello (scomparso lo qualche mese fa) della serie di TVE El Ministerio del tiempo. Come già avevo anticipato, Jordi Coll presenzierà nell’ottavo episodio nel ruolo di un Luis Bunuel giovane.

Leggetevi l’intervista…

Prima di tutto grazie Javier per il tuo tempo e disponibilità a rispondere a questa piccola intervista per il blog jordicoll.org. Con la scusa che Jordi parteciperà nell’ottavo episodio della serie della prima stagione, ho cominciato a vederla e devo ammettere che la adoro!!! Amo la fantascienza, i viaggi nel tempo e posso affermare che è davvero ben fatta e veramente una serie di qualità. Nella rete stanno pubblicando molte interviste e articoli sulla serie che mi sembra difficile chiederti qualcosa che non ti hanno già domandato, per questo preferisco dividere questa intervista in due: la prima parte su di te e i tuoi lavori in televisione, la seconda su Jordi Coll.

Adesso che ci sono anche i sottotitoli in italiano, vorrei animare i miei compatrioti a vederla, non solo per Jordi, ma anche per il fenomeno che la serie sta avendo nelle reti sociali: è molto commentata, anche se l’audience non è delle migliori. Esistono diversi modi per vedere una serie, ovviamente attraverso la tv, ma anche su internet, in streaming, con la possibilità di vederla il giorno seguente ( come ho fatto io). Non credi che sarebbe il caso che i dati di ascolto si ampliassero anche ad altri mezzi audiovisivi come Internet che ti permettono di seguire e profilare gli spettatori e i loro gusti di consumo?

J.O.: si sta cominciando.Già si misurano gli ascolti in differita con la SMART TV e “El Ministerio del Tiempo” ha risultati notevoli ( supera il quarto di milione tranquillamente in ogni episodio). Nel sito web della catena, c’è una media di 263.000 visualizzazioni uniche per episodio ogni settimana. Non è vero che la nostra serie non ha ascolti. Quello che succede è che i nostri ascolti non sono tradizionali e si guarda la serie in altri modi. Credo che, in un modo o nell’altro, la nostra serie la vedano più di 3 milioni di persone ogni settimana. È un buon dato perché ( e questo è un altro tema) è una seria creata per raccontare storie, emozioni…non una serie preconcepita per il grande pubblico.

CN: Ti vedo molto attivo nelle reti sociali, si parla sempre di loro come un pericolo o qualcosa di negativo, ma ci sono anche implicazioni positive. Cosa pensi di questo fenomeno? È un aiuto per promuovere la serie?

J.O.: nelle reti sociali si trova il nostro pubblico. Il minimo che posso fare è comunicare con loro. Una serie è il suo pubblico. E quello di questa serie è meraviglioso.

Ogni paese ha la sua storia, il suo humour, il suo linguaggio, la sua cultura; le serie americane sono sempre state esportate in altri paesi per i risultati,anche se il mondo non conosce lo humour inglese/ americano o la storia americana. Pensi che esportando la serie in un paese che ha radici latine come l’Italia la gente potrebbe comprenderla o dovrebbe conoscere la storia della Spagna? Sarebbe necessario un adattamento alla storia del paese di destinazione? Lo faresti?

J.O.: El Ministerio del Tiempo ha molti strati narrativi. Potrebbe seguirla un italiano perfettamente. Poi rimane l’altra possibilità: che si faccia una versione italiana della serie. L’Italia ha una storia meravigliosa che creerebbe molto gioco, senza dubbi.

In molte interviste hai commentato che se avessi la possibilità di aprire una porta nel tempo, ti piacerebbe tornare indietro di qualche anno per poter parlare di nuovo con tuo fratello Pablo, ma nell’eventualità di poterlo fare di nuovo, dove ti piacerebbe fare questo viaggio nel tempo? Che epoca ti piacerebbe visitare o che momento storico?

J.O.: mi piacerebbe, in Spagna, viaggiare nell’epoca di Isabella e impedire l’espulsione degli arabi e degli ebrei. La Spagna sarebbe stata ancor migliore se si fossero fermati come esempio di paese multiculturale.

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Ho letto che già avevi in mente il cast per il Ministerio, Nacho Fresneda ha lavorato con te in Infidels, come Jordi Coll. Cosa ti ha portato a sceglierlo per il ruolo di Bunuel giovane?

J.O.: penso sempre a Jordi quando faccio una serie. È un bravo attore e un’eccellente persona. In questo caso, era perfetto per il personaggio.

Ci puoi anticipare come sarà questo Bunuel della residencia de estudiantes?

J.O.: è un Bunuel giovane che non aveva ancora deciso di fare cinema. Briccone e donnaiolo.

In cosa consisterà,in questo episodio, la missione del comando del tempo?

J.O.: nel 1924, nella residenza degli estudiantes, rappresentano una versione del Don Giovanni. E nel poster disegnato da Dalì, appare un tablet. Bisogna viaggiare per capire chi ha viaggiato nel tempo e lasciato quell’impronta lì.

Che cosa risalta di più di lui come attore?

J.O.: Jordi racchiude due cose molto difficili da avere: energia e capacità di emozionare nei piccoli dettagli. Ha uno sguardo che ti comunica il testo senza doverlo dire.

Da quando hanno girato Infidels, sono passati molti anni. Hai visto altri suoi lavori più recenti? Hai notato molto la sua evoluzione come attore?

J.O.: sì. L’ho visto nel Segreto. E sì, è migliorato molto, ma è normale: è giovane. Con me, in Infidels credo che debuttava in una serie ( meglio se te lo conferma lui). Jordi ha qualcosa di molto speciale, una voglia di imparare grandissima. E ogni giorno diventa un attore migliore perché ha la testa ben inquadrata.

Grazie quindi a Javier Olivares per il suo tempo e le sue risposte, io suggerisco, visto che ci sono anche i sottotitoli in italiano, di guardare la serie perchè è meravigliosa! Diversa dal solito e s’imparano molte cose nuove!

A presto

Corinne

Aqui, la traduccion de la entrevista en espanol:

ALGUNAS PREGUNTAS A JAVIER OLIVARES, CREADOR Y GUIONISTA DE EL MINISTERIO DEL TIEMPO

Antes de nada, gracias Javier por tu tiempo y disposición a responder a esta pequeña entrevista para el blog jordicoll.org. Con motivo de la participación  de Jordi Coll en el octavo capítulo de la serie, el último de la primera temporada, he empezado a verla y tengo que decir  que ¡me encanta!  Amo la ciencia ficción, los viajes en el tiempo y puedo afirmar que está muy bien hecha y es de verdad una serie de calidad.

En las redes están saliendo muchas entrevistas y artículos sobre la serie que parece difícil preguntarte algo que no te hayan preguntado ya, Por eso prefiero dividir esta entrevista en dos: la primera parte sobre ti y tus trabajos en televisión y la segunda sobre Jordi Coll.

Ahora que ya hay subtítulos en italiano, quiero animar a la gente de mi país a verla,  no solo por Jordi, sino por el fenómeno que la serie está teniendo en las redes sociales: es una serie muy comentada, aunque las audiencias no sean las mejores. Hay  diferentes maneras de ver a una serie, por supuesto a través de la  tv, pero también en internet, en streaming, teniendo la posibilidad de verla al día siguiente (como he hecho yo). No crees que sería hora que los datos de audiencia  se ampliasen a otros medios audiovisuales como Internet que te permiten seguir y perfilar los espectadores y sus gustos de consumo?

SE ESTÁ EMPEZANDO. YA SE MIDEN AUDIENCIAS EN DIFERIDO CON SMART TV Y “EL MINISTERIO DEL TIEMPO” TIENE UNOS RESULTADOS NOTABLES (SUPERA EL CUARTO DE MILLÓN TRANQUILAMENTE EN CDADA CAPÍTULO). EN LA WEB DE LA CADENA, HAY UNA MEDIA DE 263.000 VISIONADOS ÚNICOS POR CAPÍTULO CADA SEMANA. NO ES VERDAD QUE NUESTRA SERIE NO TENGA AUDIENCIA. LO QUE PASA ES QUE NUESTRA AUDIENCIA NO ES TRADICIONAL Y VE LA SERIE DE OTRAS MANERAS. CREO QUE, ENTRE UNAS Y OTRAS MANERAS, NUESTRA SERIE LA VEN MÁS DE 3 MILLONES DE PERSONAS CADA SEMANA. ES UN BUEN DATO, PORQUE (Y ÉSTE ES EL OTRO TEMA) ES UNA SERIE DISEÑADA PARA CONTAR HISTORIAS, EMOCIONES… NO UNA SERIE PRECONCEBIDA PARA EL GRAN PÚBLICO.

Te veo muy activo en la redes sociales, siempre se habla de ellas como un peligro o algo  negativo, pero hay  también implicaciones positivas. ¿Qué piensas de este fenómeno? ¿Es una ayuda para la promoción de una serie?

EN ESAS REDES ESTÁ NUESTRO PÚBLICO. LO MÍNIMO QUE PUEDO HACER ES COMUNICARME CON ELLOS. UNA SERIE ES SU PÚBLICO. Y EL DE ESTA SERIE ES MARAVILLOSO.

Cada país tiene su historia, su humor, su lenguaje su cultura, las series americanas siempre han sido exportadas a otros países por su éxito, aunque no todo el mundo conoce el humor inglés/americano o la historia americana. ¿Piensas que exportando la serie a un país que tiene raíces  latinas como Italia la gente podría comprenderla o tiene que conocer a la historia de España? ¿Se necesitaría una adaptación a la historia del país de destino? ¿Lo harías?

EL MINISTERIO DEL TIEMPO TIENE MUCHAS CAPAS NARRATIVAS. LA PODRÍA SEGUIR UN ITALIANO PERFECTAMENTE. LUEGO QUEDA LA OTRA POSIBILIDAD: QUE SE HAGA UNA VERSIÓN ITALIANA DE LA SERIE. ITALIA TIENE UNA HISTORIA MARAVILLOSA QUE DARÍA MUCHO JUEGO, SIN DUDA.

En varias entrevistas has comentado que si tuvieses la posibilidad de abrir una puerta en el tiempo, te gustaría que te llevara a unos años atrás, para poder hablar de nuevo con tu hermano Pablo, pero En caso de tener la posibilidad de poder hacerlo de nuevo, ¿adónde te gustaría hacer ese viaje en el tiempo? ¿Qué época te gustaría visitar? O ¿Qué momento histórico?

ME GUSTARÍA, EN ESPAÑA, VIAJAR A LA ÉPOCA DE ISABEL E IMPEDIR LA EXPUSLSIÓN DE ÁRABES Y JUDÍOS. ESPAÑA HUBIERA SIDO MUCHO MEJOR SI SE HUBIERAN QUEDADO COMO EJEMPLO DE PAÍS MULTICULTURAL.

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He leído que ya tenía en la cabeza el reparto para el ministerio, Nacho Fresneda trabajó contigo en Infidels, como Jordi Coll. ¿Qué te llevo a elegir a Jordi Coll para el papel de Buñuel joven?

SIEMPRE PIENSO EN JORDI CUANDO HAGO UNA SERIE. ES UN BUEN ACTOR Y UNA EXCELENTE PERSONA. EN ESTE CASO, DABA PERFECTO PARA EL PERSONAJE.

¿Nos puede adelantar como será ese Buñuel de la Residencia de Estudiantes?

ES UN BUÑUEL JOVEN QUE TODAVÍA NO HABÍA DECIDIDO HACER CINE. PÍCARO Y MUJERIEGO.

¿En qué consistirá en este capítulo la misión del comando del tiempo?

EN 1924, EN LA RESIDENCIA DE ESTUDIANTES, REPRESENTAN UNA VERSIÓN DE DON JUAN TENORIO. Y EN EL CARTEL, DIBUJADO POR DALÍ, APARECE UNA TABLET. TIENE QUE VIAJAR PARA SABER QUIÉN HA VIAJADO EN EL TIEMPO Y DEJADO ESA HUELLA ALLÍ.

¿Qué destacaría más de él como actor?

JORDI REÚNE DOS COSAS MUY DIFÍCILES DE TENER: ENERGÍA Y CAPACIDAD DE EMOCIONAR EN LOS PEQUEÑOS DETALLES. TIENE UNA MIRADA QUE TE DICE EL TEXTO SIN TENER QUE DECIRLO.

Desde que rodaron Infidels, han pasado muchos años, ¿has visto otros trabajos más recientes suyos? ¿Has notado mucho su evolución como actor?

SÍ. LE HE VISTO EN EL SECRETO DEL PUENTE VIEJO. Y SÍ, HA MEJORADO MUCHO. PERO ES LO NROMAL: ES JOVEN. Y CONMIGO EN “INFIDELS” CREO QUE DEBUTABA EN UNA SERIE (MEJOR TE LO CONFIRMA ÉL). JORDI TIENE ALGO MUY ESPECIAL, UNAS GANAS DE APRENDER ENORMES.  Y CADA DÍUA VA A SER MEJOR ACTOR PORQUE TIENE LA CABEZA MUY BIEN AMUEBLADA.

Domande Imprescindibili a Jordi Coll su “Pasion Criminal” che non puoi perderti

Vi riporto di seguito traduzione italiana dell’intervista fatta da Accidental Frame, la casa produttrice del film, a Jordi per l’uscita in sala il prossimo 17 aprile.

Raccontaci, com’è nata l’opportunità di lavorare in “Pasion Criminal” e cosa ti ha attratto del progetto?
La verità è che l’opportunità è sorta grazie ad un amico in comune con Ruben, Miquel Garcia Borda. Mi disse che si stava per iniziare a girare il film. La prima cosa che mi ha attratto del progetto è stato il genere. Non è comune in questo paese partecipare a progetti di “horror” e ancora meno ad uno stile, diciamo…duro. E’ un genere abbastanza consumato, ma arriva sempre da produzioni straniere.

Nel film interpreti Victor Sanchez, cosa puoi raccontarci del tuo personaggio?
Victor è un pover uomo. Per prima cosa vive con il trauma del crudele assassinio dei suoi genitori, sommato al fatto che la principale sospettata è stata sua sorella, per questo ha deciso di fuggire. Sotto pressione e dolore.
Torna per provare a rifarsi una vita con la sua fidanzata, ma nella sua famiglia c’è un oscuro segreto dal quale non può scappare e questo gli porterà mooooolti problemi.

Anche se le scene che hai girato hanno una gran carica drammatica, anche con Mariona Gines e Saki Ito, sei intervenuto in una scena divertente dividendo il grande schermo con l’attore veterano Txema Lorente. Com’è stata l’esperienza con Txema? E cosa ne pensi dell’introduzione di elementi comici all’interno di un film horror?
Fantastico e divertente. Txema già di suo è un personaggio stesso( detto con tutto l’affetto). Sa rendere i suoi personaggi accattivanti e credo che questo sia molto importante. Sono a favore del fatto di introdurre elementi di humor in tutto. La vita, qualunque sia la situazione, è carica di humor. Ovvio, bisogna dosarla. Tutti abbiamo vissuto momenti dolorosi nella nostra vita che ci hanno portato a vivere emozioni a fior di pelle. Curiosamente queste situazioni di solito ci fanno passare dal pianto alla risata e viceversa. Ridere e piangere sono istinti dell’essere umano. I neonati lo fanno per comunicare poco tempo dopo la nascita. Così che, per riassumere, sono molto a favore di includere humor nei film dell’orrore e in tutto in generale.

Riportando il film ad un livello più tecnico e trattandosi ancora di un film indipendente, che differenza trovi tra lavorare al cinema e in televisione?
Nel cinema si ha un punto di vista più intimo. Questo è stato il mio primo film e il mio intervento è stato molto breve, per questo al momento non ho molta esperienza, ma quesra è la cosa più evidente che posso differenziare. Il fatto di girare con una sola telecamera ed essere un progetto, come dici, indipendente, riduce il numero di persone del cast, che fa si, a volte, che ci sia una maggior comunicazione.

Cosa puoi raccontarci di Ruben dos Santos, l’artefice di “Pasion Criminal”?
E’ un tipo moplto diretto e chiaro, e questo fa sempre piacere. Nel lavoro soprattutto. Ha molta esperienza davanti e dietro le telecamere e soprattutto è molto coraggioso. Portare avanti un proggetto oggi è molto difficile ma allo stesso tempo necessario. Poca gente dispone di grandi mezzi per lavorare. La proliferazione di progetti indipendenti con un budget basso ce lo dimostra. Lui sta in prima linea con le sue idee e questo è sempre da ammirare. A parte, come persona è molto vicina, è questo favorisce una buona comunicazione.

Da Accidental Frame ringraziamo Jordi Coll per averci concesso questa intervista dovuta alla sua partecipazione al film “Pasion Criminal”, la cui prima saà il 17 aprile al “Festival de Terror de Alicante”.

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El Incidente: garanzia di qualità

jordi coll ne El incidente

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Torno a parlare de El incidente, la nuova serie con Jordi Coll attualmente in stand-by. Dico così perchè da qualche settimana a questa parte non si hanno più avuto notizie su questo progetto, creato da Boomerang TV apposta per Antenna 3. Si è parlato  di “retrocessione”, sono usciti articoli in cui pareva che la serie sarebbe stata passata a La Sexta ( la nostra Rete4) ma senza alcuna conferma da parte della catena stessa e con una data ancora da definirsi. Siamo tutti curiosi di sapere qualcosa in più su questo lavoro perchè vi ha partecipato Jordi Coll e perchè lui stesso, quando ne ha parlato, ne era entusiasta. Una progetto che lo avrebbe portato in prime time e quindi con un salto di visibilità notevole nel suo Paese.

Leggo su una rivista spagnola l’intervista fatta a  Ruth Garcia, sceneggiatrice e creatrice de “El Incidente” (http://issuu.com/zappingmagazine/docs/zapping_magazine__39/69?e=3629784/11636011).

Nonostante non ci siano notizie sul dove e sul quando verrà emessa, Ruth Garcia risponde a tutte le domande che riguardano il suo lavoro.

“Lo straordinario irrompe nell’ordinario” , questo lo slogan di questi mesi su El Incidente, una serie nella quale una comunità più o meno ermetica subisce un evento “strano”.

La sceneggiatrice ci dice che la serie si colloca in un paese di una qualsiasi “sierra” spagnola; volevamo un posto piccolo perchè normalmente è nei paesini che ci si conosce tutti, tutti sanno di tutti e se succede qualcosa gli abitanti funzionano come parte integrante di una grande famiglia. Un evento straordinario visto da un punto di vista completamente “naturale” ( vero nell’accezione Verghiana) in cui ognuno di noi si può immedesimare. In serie americane, come “Lost” ci sono dei personaggi ben definiti, Jack, l’eroe  buono, Sawyer quello che sceglie sempre la via più breve con furbizia: qui non ci sono nè eroi nè eroine proprio perchè si vuole far si che il punto di vista sia unico: quello del mistero. I personaggi, circa una quindicina, devono esternare le loro emozioni in base al mistero legato a questo “incidente”. Ruth Garcia tiene a sottolineare come a volte stessi eventi, rappresentati in serie americane, siano poco credibili in serie europee: ad esempio , la vista di un UFO in Kansas, non avrebbe la stesso eco di un UFO in Cuenca ( zona della Spagna). E proprio per questo hanno deciso di rendere questa serie il più credibile possibile, lavorando sul dramma quotidiano, sul terrore psicologico e sull’assoluta normalità dei personaggi.

E’ una serie emozionale, con una certa continuità, che vede svilupparsi 5 trame con pesi differenti in ogni episodio: non avrà nessun seguito, ma sarà unica.

Perchè vedere El Incidente ( a parte per Jordi Coll dico io)? Perchè ci si addentra in un mondo diverso da quale che siamo solito vedere, nonostante sia riconoscibile dallo spettatore. E per la qualità tecnica di Boomerang TV. Insomma, in barba a tutti i commenti negativi che abbiamo letto nei giorni scorsi, El Incidente è garanzia di qualità.

Rimaniamo in attesa di buone nuove.

-besazo

Luis Buñuel e Don Juan Tenorio, 1920. Un po’ di storia per capire…

Non si smette mai di imparare. Tenere un blog non significa solo postare le proprie sensazioni o i propri pensieri, elogiare o criticare un attore, significa anche informarmi e informare, comunicare ciò che si apprende, e se si tratta di storia e cultura, ancora meglio.

In questi giorni sto promuovendo la serie “El Ministerio del Tiempo” scritto e ideato dai fratelli Olivares, grandi sceneggiatori spagnoli. La serie avrà inizio questa sera, 24 febbraio 2015 alle 22.35. Chiaramente, non fosse stato per il fatto che Jordi vi parteciperà in un capitolo, andando in onda in Spagna, non l’avrei mai conosciuta, per questo ringrazio lui perchè seguendolo mi apre le porta alla cultura del suo paese e ringrazio il sig. Olivares perchè i presupposti di questa serie che prevede salti nel passato storico sono magnifici.

Amo i viaggi nel tempo, sono sempre rimasta stregata e affascinata dal mitico Michael J. Fox in ritorno al Futuro e questa serie ha tutte le caratteristiche per fare bene.

La cosa che apprezzo di più è andare alla ricerca di ciò che fu, di un passato che non esiste più, ma che si è fermato nella memoria storica di scritti letterari, opere teatrali o film. Ritengo che sia indispensabile poter spaziare, incuriosirsi e apprendere qualcosa di nuovo, sempre.

E così ho scoperto che il salto nel passato che vedremo nell’ottavo episodio, dove comparirà Jordi nel ruolo di Luis Bunuel, si riferisce ad un periodo storico ben preciso, il 1920. Luis Bunuel frequenta la Residencia de los Estudiantes: fondata nel 1910, fu il primo centro culturale di Spagna e una delle esperienze più vive e fruttuose di creazione e scambio scientifico e artistico dell’Europa tra le due guerre. La Residencia si proponeva complementare all’insegnamento universitario attraverso la creazione di  un ambiente intellettuale e di convivenza adeguata per gli studenti. Caratteristiche distintive della Residencia furono promuovere un dialogo permanente tre le scienze e le arti e fungere da centro di ricevimento delle avanguardie internazionali. Questo ha reso la Residencia un centro di diffusione della modernità in Spagna, e tra i suoi residenti ci sono stati molti dei protagonisti della cultura spagnola del XX secolo, come il poeta Federico García Lorca, il pittore Salvador Dalí, il regista Luis Buñuel  appunto e lo scienziato Severo Ochoa. Luis Buñuel insieme a Garcia Lorca fu tra i più attivi e soleva improvvisare opere di teatro, osando anche con opere audaci, ma la sua preferita era il Don Juan Tenorio, di Josè Zorrilla (1844).

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Luis Buñuel nel ruolo del Don Giovanni Tenorio

Ed è proprio questa la rappresentazione di cui si narrerà nell’ottavo capitolo de El Ministerio del Tiempo. Jordi farà così “un’opera nell’opera”: sarà Luis Buñuel che a sua volta reciterà  nel ruolo principale nell’opera del Don Juan Tenorio da lui (Buñuel ) organizzata, durante gli anni della Residencia. Ecco perchè in questa foto lo vediamo in costume, quello del Don Giovanni. Gli alunni della Residencia vedevano nell’ultra-romanticismo del Don Juan Tenorio uan fonte di dati freudiani e il tema del dongiovanni, per la sua relazione con la sessuologia, era molto in voga nel periodo. Tutto questo fece sì che durante quegli anni si videro pubblicate opere letterarie di differenti creatori, relazionate al tema del Don Giovanni. Non dobbiamo perciò sorprenderci del fatto che i ragazzi della Residencia creassero il proprio Tenorio (Don Giovanni), che era solitamente diretto da Buñuel o Lorca. La rappresentazione più conosciuta è quella  del 1  novembre 1920. Vedete qui sotto la foto di una scena e quelle reali dell’epoca. Condivido con voi perchè possiate, come me, apprezzare e capire ancora di più un episodio epico nella cultura della storia cultura spagnola, e di conseguenza, l’episodio in cui reciterà il nostro actorazo preferito.

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Jordi Coll nel ruolo di Buñuel che interpreta Don Juan, a sinistra.

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Rappresentazione del Don Juan Tenorio. Residencia, 1924. Buñuel 1º a destra. Dalí dietro.

Fonti:

http://lbunuel.blogspot.com.es/2014/08/luis-bunuel-y-don-juan-tenorio.html

http://www.residencia.csic.es/pres/historia.htm