Credo in Dio, ma non nella Chiesa

Questa frase mi ha colpito. E non perchè l’abbia detta mia madre o chissà chi, ma per il fatto di averla sentita in una telenovela, “Il Segreto” che per i più è seguita da massaie e casalinghe e che secondo il parere di chi giudica sempre dall’esterno, non ha un grado culturale tale da far usare il cervello. Non è così. Oltre ai triangoli amorosi, più o meno forzati, o ai clichè tipici di questi romanzi televisivi, chi la segue impara qualcosa di una cultura diversa, anche se simile alla nostra, impara un italiano fine e classico perchè ambientato in altri tempi e può anche permettersi di ragionare, se ha voglia, su alcuni temi. Come l’omosessualità, la politica e la religione. Se 4 milioni di italiani seguono il Segreto, ci sarà anche un motivo.

Questo è il blog su Jordi Coll, quindi mi sento di scrivere qui questo pensiero, ma anche per far riflettere e sentire le vostre opinioni.

Nella puntata andata in onda ieri in Italia, (13/05/2015),  Gonzalo, ormai deciso a spretarsi, discute con il suo vero mentore, padre Anselmo, delle motivazioni che lo hanno spinto a compiere questa decisione. Le argomentazioni che adduce l’ex cura sono più che attuali ed è questo che mi fa piacere: in una fiction, ambientata storicamente negli anni ’20 del secolo scorso, si affrontano temi che ancora oggi, nel 2015, fanno discutere e dividono la platea. Credere o non credere in Dio, ma soprattutto credere o no nell’istituzione di Santa Madre Chiesa. Gli sceneggiatori sono stati molto sensibili a questo tema, a mio avviso, considerando, com’è duopo, la tradizione secolare della cattolicissima Spagna, partendo da re Ferdinando D’Aragona e Isabella I di Castiglia. Non so se sapete che i re di Spagna, da allora sono chiamati los reyes catolicos, per l’opera, chiamiamola così, di evangelizzazione cattolica che hanno fatto anche attraverso l’Inquisizione Spagnola e con i decreti atti a convertire ebrei e musulmani, prima di espellerli definitivamente dal Paese. Per chi avesse seguito la serie “El Ministerio del Tiempo”, in cui ha partecipato anche Jordi, nella quarta puntata si viaggia proprio in questo tempo, con la Regina Isabella e Torquemada.

Durante la discussione tra don Anselmo, ministro di Dio e della Chiesa, retto e giusto e il suo ex pupillo, Gonzalo, si parla dell’avidità che hanno molti rappresentati della Chiesa, nello specifico ci si riferisce a don Celso, che pur di riempirsi le tasche di denaro, ha taciuto il rapimento di Martin/Gonzalo. E la sua opera di reclutamento di nuovi seminaristi da portare in missione in America Latina era rivolta più ai figli di buona famiglia che a quelli che potevano (forse?) sentire il desiderio o la vocazione di compiere un nuovo viaggio verso la Fede.

Qui non si tratta di credere o meno in Dio: Gonzalo lo dice chiaramente, ci crede. Ma non crede nella Chiesa. “Così offendi ciò che rappresento”, dice padre Anselmo. Ma andiamo a fondo e veniamo ai giorni nostri.

Quanti sono i preti che conoscete e di cui potete parlare bene? Io sono cattolica, ho praticato fino quasi ai 30 anni, andando a messa, confessandomi e seguendo le funzioni. Il mio parroco, di cui ho parlato molte volte su The Morning Later, ha fatto molto per la mia piccola comunità, ma è sempre stato un po’ naif, una mosca bianca e forse per questo ha avuto molti seguaci, perchè non si è completamente piegato ai voleri imposti e ci ha messo del suo. Ci sono delle regole, delle imposizioni nella Chiesa che non si sono ammodernate e i dogmi e le convinzioni, mi permetto di dire, spesso lasciano il tempo che trovano. La mia non è una polemica, ma è una riflessione che va oltre. Tutto ciò che l’uomo tocca, rovina. Natura, vita e religione. Che cos’è poi la religione?  Una professione di Fede, certo. Ma non deve essere il motivo o la giustificazione per compiere determinati atti in nome di Colui che è sacro e che non si dovrebbe nominare. Ogni interpretazione estrema causa dei danni, lo sappiamo.

Mia madre era protestante: ha conosciuto mio padre, si è convertita in cattolica, si è sposata e quando è arrivata in Italia ha iniziato a frequentare la Chiesa. Ha smesso dopo poco tempo perchè non sopportava il ronzio delle comari che ogni volta che entrava qualcuno di nuovo aveva qualcosa da dire.Oltre a lei, chiaramente, nera in mezzo ai bianchi. Inoltre non capiva la pratica della confessione: perchè doveva farlo davanti ad un prete, che rimaneva comunque un uomo coi suoi limiti e i suoi peccati come tutti? La conversione era avvenuta per Amore, ma nel suo intimo la protesta luterana era radicata, tant’è che la sua frase storica è sempre stata quella citata da Gonzalo ieri.

Non voglio fare una dissertazione politico-religiosa: vorrei solo che scriveste ciò che pensate, per capire, nel nostro piccolo, quanti la pensano in un modo o nell’altro. Per leggere anche valide argomentazioni, se ce ne sono, del perchè bisognerebbe credere nell’istituzione ecclesiastica.

Tra parentesi: la cattolicissima Spagna, ormai, non lo è più.