Jordi si unisce ad Acacias38

Qualche giorno fa vi avevo comunicato che Jordi stava lavorando per Boomerang e molto probabilmente per Acacias38 ,”Una Vita” in Italia. Ebbene sì, oggi è stato finalmente confermato dalla Maydel, l’agenzia che rappresenta Jordi. Il nostro Actorazo  darà vita a Simon Gayarre, un giovane responsabile, molto educato e riservato, che  negli ultimi anni ha servito diverse famiglie dell’ aristocrazia e ciò gli ha permesso di viaggiare, apprendere lingue e convertirsi in un eccellente maggiordomo. Simon arriverà ad Acacias per cercare qualcosa relazionato al suo passato. Troverà quello che stava cercando? Per saperlo non ci resta che aspettare!

Continuate a seguire il blog!

 

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Jordi per Boomerang TV

Dopo tanti mesi di silenzio torno da voi con una notizia che mi è arrivata fresca fresca dalla Spagna: da un paio di settimane Jordi sta lavorando per l’emittente Boomerang TV produttrice di Acacias38 alias Una Vita qui in Italia.

Non è certo, e Jordi non ha confermato nulla,  ma si può supporre che il nostro actorazo parteciperà ad Una Vita non come protagonista ma come uno dei personaggi che fanno da “coro” alla serie.  Lo rivedremo in Italia o forse no? A cosa starà lavorando?

Staremo a vedere…seguite il blog per approfondimenti!

A presto!

Avere 30 anni 

Nella vita di ognuno di noi ci sono delle tappe anagrafiche che reputiamo più o meno importanti m che segnano il passaggio da una condizione ‘ipotetica o reale che sia’ ad un’altra.

Ricordo quanto desideravo compiere 18 anni per rendermi indipendente prendendo la patente e non dover più chiedere a mia mamma di portarmi a destra o a manca; l’idea di responsabilità che pensiamo di avere da adolescenti è comunque diversa da quella che si concretizza dopo aver intrapreso la via della vita da soli o la convivenza. Ma beata ingenuità, i 18 anni rappresentano ancora quel l’ideale che mai perderà la sua allure, visto che nel maggior parte del mondo rappresenta la ‘maggiore età’.

Tanto si attende l’arrivo dei 18, quanto volano subito dopo.

E in men che non si dica, in un battito di ciglia ne compi 30.

Per me è stato un dramma: da ragazzina vedevo i trentenni come ADULTI, oltre che vecchi (passatemi il termine) per chi ne ha solamente 13… Ritrovarmi a compierli (5 anni fa) mi ha fatto tornare indietro e ovviamente ho stilato il mio bilancio.

Jordi oggi vive il suo primo trentennio di vita anche se credo che per lui non sia un dramma o meglio, non l’abbia vissuto come me. Dalla sua ha:

  • Un matrimonio felice con la donna che ama 
  • Una bambina appena nata, frutto di quel grande Amore
  • Una carriera che lo vede come artista poliedrico e camelontico già avviata ma che prevede ancora tutta una vita di opportunità
  • Dei fans che lo amano e lo rispettano professionalmente e umanamente

Questo è ciò che vediamo noi, poi chiaramente solo lui saprà la verità. Ma dalle sue ultime interviste e apparizioni, questo è ciò che è emerso.

E io non posso far altro che condividere con voi gli auguri per il nostro super actorazo, che in queste settimane in Italia sta dando il meglio di sè in quanto a interpretazione.

A 30 anni si era UOMINI, oggi posso affermare che molti non lo sono: non sanno cosa significa sbarcare il lunario, abitare da soli, farsi un mazzo tale per mantenere il posto di lavoro, o avere una famiglia. Molti, non tutti.

Ho sempre detto e scritto che Jordi è fuori dal comune già solo per essersi sposato a 26 anni ( ditemi oggi quanti ne conoscete) e per il suo modo di essere ‘comune’ con pro e contro ( perché chiaramente, non è perfetto).

Buon compleanno Jordi: 30 anni sono una tappa importante. Ti auguro di continuare su questa via e di non smettere di crescere, perché solo così, con l’esperienza e la maturità possiamo guardare indietro agli errori e non commetterli più. Di qualsiasi natura essi siano, umani o professionali. Solo così si diventa UOMINI, con la U maiuscola e con un sorriso in più.

Con affetto e stima

Corinne

Entrevista a Mara Gutiérrez directora de Luciernagas

Hola Mara:

Muchas gracias por dedicarme unos minutos de su tiempo para responder a estas preguntas sobre el cortometraje “Luciérnagas”.

¿Cómo surgió la idea clave de la desaparición de la electricidad?

En el 2012 haciendo una lluvia de ideas para escribir un guión, me acordé de un documental que hablaba sobre la profecía de los mayas en el que trataban el “fin del mundo” tal y como lo conocemos, contaba que una de las cosas que podía suceder era que nos quedáramos sin energía eléctrica durante un tiempo, y pensé que era una muy buena premisa para contar una historia, así que empecé a escribir Luciérnagas.

¿Cómo se estructura la vida de los personajes? ¿Cómo surgió la idea de las nuevas formas de generar energía?

Nuestros personajes se encuentran como resultado del viaje que emprende nuestra protagonista, Olatz, y acaban juntos los 4 en la casa, localización central del cortometraje, intentando sobrevivir, y convivir dependiendo el uno del otro, cada uno de ellos con su obsesión y sus deseos.

¿Crees que podríamos sobrevivir en el mundo sin electricidad? ¿Podríamos, como en la Edad Media, vivir de ese modo o estaríamos destinados a morir? ¿Se impondría la regla de la supervivencia natural?

Yo creo que si podríamos sobrevivir en un mundo sin electricidad, tal y como la conocemos, el ser humano es capaz de adaptarse y aprender a subsistir con lo que tiene, aunque estemos mal acostumbrados. Primero aparecería el caos, el miedo, y sería muy difícil pero al final lo que vale es sobrevivir y el ser humano tiene la capacidad para reinventarse y construir un modelo distinto de organización y convivencia; En Luciérnagas mostramos como la convivencia entre iguales ayudándose los unos a los otros puede servir para salir adelante, aunque siempre, y más en una situación tanta dificultad, finalmente te preocupes por tu pequeño núcleo, luches y protejas  a tu familia.

¿Cuál será la duración de este corto?

Hemos entrado en la fase de postproducción, a si que ahora iremos viendo los tiempos de nuestra película, pero calculamos que sean unos 20 minutos.

¿Dónde se filmó?

Filmamos durante 4 días en Guadamur, Toledo, donde nos acogieron, haciéndonos sentir como en casa.

¿Cómo surgió la participación de Jordi? ¿Podría contarnos cómo ha sido trabajar con él?

Estaba buscando actores que me encajaran para el papel de Albert, y di con Jordi, ya había visto trabajos suyos, y pensé que era perfecto para el  papel, conseguí contactar con él y nos reunimos, ví que entendía perfectamente al personaje, y me sentí muy a gusto. A sido un placer trabajar con él, muy fácil de entendernos y muy buen compañero, siempre con una sonrisa y haciendo bromas.

Aquí en Italia hemos conocido a Jordi a través de “El Secreto de Puente Viejo”, y  le estamos siguiendo en todos sus proyectos: musicales, con las delegaciones italianas que van al teatro a verle, entrevistas, y a través de Internet en la serie “El Ministerio del Tiempo“, donde tuvo un pequeño papel en el capitulo final de la primera temporada.

Estamos deseosos de ver su trabajo en “Luciérnagas”. ¿Cree que llegará a Italia? De lo contrario, ya que el público es a menudo de cortometrajes seleccionados, ¿podría usted decirnos dónde y cuándo podríamos verlo?

La idea de Luciérnagas es moverlo por todo el circuito de festivales, así que esperamos que llegue a Italia, Todavía no sabemos cuando va a ser el estreno, pero os informaremos de ello. Muchas gracias por poneros en contacto conmigo, ha sido un placer hacer está entrevista con vosotros.

Gracias por su valioso tiempo y buena suerte para el próximo estreno!

Intervista a Mara Gutiérrez, regista di Luciernagas

Giorni intensi questi, anniversario dei Coll, nascita di Jael…prove di Molt Soroll…però tra gli ultimi progetti di Jordi c’è stato anche un cortometraggio.

Ho fatto qualche domanda alla regista, Mara Gutierrez.

Buongiorno Mara, grazie mille per avermi dedicato alcuni minuti del Suo tempo per rispondere a queste domande sul cortometraggio “Luciérnagas”.

Come nacque l’idea chiave della sparizione dell’elettricità?Nel 2012 mentre avevo una pioggia di idee per scrivere una sceneggiatura, mi sono ricordata di un documentario che parlava della profezia dei Maya, dove trattavano la “fine del mondo” tale e quale a come la conosciamo; raccontava che una delle cose che potevano succedere era che noi rimanessimo senza energia elettrica per un un periodo, e ho pensato che poteva essere una buona premessa per raccontare una storia, così ho iniziato a scrivere Luciérnagas.

Come è strutturata la vita dei personaggi? Come nacque l’idea di nuove forme per generare l’energia? I nostri personaggi si incontrano grazie al viaggio che intraprende la nostra protagonista, Olatz, e finiscono loro 4 insieme in una casa, luogo centrale del cortometraggio, tentando di sopravvivere, e convivere dipendendo l’uno dall’altro, ognuno con le sue ossessioni e i propri desideri.

Credi che potremmo sopravvivere nel mondo senza elettricità?Potremmo, come nel Medioevo, vivere di questo mondo o saremmo destinati a morire? Si imporrebbe la regola della sopravvivenza naturale?Io credo che se potessimo sopravvivere in un mondo senza elettricità, tale e quale a come la conosciamo, l’essere umano sarebbe capace di adattarsi e imparare a sopravvivere con quello che ha, anche se non siamo abituati. Per prima cosa, comparirebbero il caos, la paura, e sarebbe molto difficile però alla fine quello che conta è sopravvivere e l’essere umano ha la capacità di reinventarsi e costruire un modello diverso di organizzazione e convivenza; in Luciérnagas mostriamo come la convivenza tra esseri uguali che si aiutano l’uno con l’altro possa servire per andare avanti, anche se sempre, e soprattutto in una situazione difficoltosa, ti preoccupi per il tuo piccolo nucleo, combatti e proteggi la tua famiglia.

Quale sarà la durata di questo cortometraggio? Siamo arrivati alla fase di post-produzione, così che ora vedremo i tempi della nostra pellicola, però calcoliamo che sia lungo una ventina di minuti.

Dove lo avete ripreso? Abbiamo ripreso  4 giorni in Guadamur, Toledo, dove ci hanno accolti facendoci sentire come a casa.

Come nacque la partecipazione di Jordi? Potrebbe raccontarci come è stato lavorare con lui? Stavo cercando attori a cui affidare il ruolo di Albert, e di Jordi, già avevo visto alcuni suoi lavori, e ho pensavo che fosse perfetto per il ruolo; sono riuscita a contattarlo e ci siamo riuniti, vedevo che capiva perfettamente il personaggio, e mi sono sentita molto a mio agio. E’ stato un piacere lavorare con lui, ci siamo capiti molto facilmente ed è un bravo collega, sempre con il sorriso e spiritoso.

Qui in Italia abbiamo conosciuto Jordi attraverso “Il Segreto”, e lo stiamo seguendo in tutti i suoi progetti: musicals, con la delegazione italiana che vanno a vederlo a teatro, interviste, e attraverso Internet nella serie “El Ministerio del Tiempo”, dove ha avuto un piccolo ruolo nel capitolo finale della prima stagione.Siamo desiderosi di vedere il suo lavoro in “Luciérnagas”. Crede che arriverà in Italia? In caso contrario, già che il pubblico è spesso di cortometraggi selezionati, potrebbe dirci dove e quando potremmo vederlo?L’idea di Luciérnagas sarà trasferita per tutto il circuito dei festival, così che speriamo che arrivi anche in Italia. Ancora non sappiamo quando sarà l’esordio, però vi informeremo. Grazie mille per esservi messi in contatto con me, è stato un piacere fare questa intervista con voi.

Grazie a te Mara

Il destino di un nome: JAEL

Quando scrissi il post “Credo in Dio, non nella Chiesa”, chiesi a Jordi cosa ne pensasse di questo argomento, come viveva la religione e che posizione avesse in merito essendosi sposato in chiesa e avendo scelto un nome dal forte significato biblico per sua figlia.

Con mia gran sorpresa, mi rispose che non si era sposato in chiesa, ma solo in Comune e che la religione la viveva in maniera distaccata e che non amava parlarne avendo lui frequentato un collegio cattolico da bambino.

Forse non tutti sanno che il nome Jael, ( in italiano Giaele) è  un nome di origine ebraica composto dalle due parole “jah” di Javeh, che significa signore ed  “Elohim” che significa Dio. Jael deriva quindi da” jahelohim” e significa ‘il signore è dio’; nome che può essere utilizzato sia per l’uomo che per la donna. Scritto Yael ha valenza maschile, Jael femminile. Fortemente legato all’episodio biblico di Giaele che mostra coraggio e risolutezza nell’uccidere Sisara, generale nemico degli israeliti, che si può leggere nel libro dei Giudici ( cap.4, versetti 20-21), Jael rappresenta la ” donna coraggiosa e temeraria”, la forza di Dio.

Questo già ci fa capire, al di là della valenza religiosa, il significato di questo nome.

Ho sempre pensato che i nomi dicono molto della persona, ma ancora di più di chi l’ha scelto. Ci sono persone che sono ben rappresentate con il proprio nome e la maggior parte delle volte si identificano con quel marchio di fabbrica che viene scelto, il 90% dei casi, dai genitori. Un compito arduo, a volte preso alla leggera, che durerà per tutta la vita.

Il nome è la nostra identità.

Jael è nata circa due settimane fa da due stelle artistiche: due persone che si amano, con valori semplici e solidi. Quegli stessi valori che sono sicura la influenzeranno così come il nome che le hanno affidato e che saprà portare con fierezza.

Ci va del coraggio a essere figli d’arte: sono sicura che non le mancherà.

Benvenuta tra di noi Jael!

Corinne

Occhio per occhio, dente per dente: rabbia e dolore.

 
Fin da quando siamo bambini ci viene insegnato che alla violenza non si risponde mai. Inutile dirlo: quando qualcuno ci fa del male, la prima reazione che abbiamo, istintivamente, è quella di ripagare con la stessa moneta. Lo vedo anche con mia figlia che ha due anni e i suoi coetanei: ci sono fasi,nella vita dei bambini, in cui l’istinto alla violenza fuoriesce; si ricevono spintoni, sberle e subito ci si difende con le stesse azioni. La natura porta a questo.

Poi, subentra la razionalità, quella che,in teoria, ci rende superiori rispetto agli animali, che per sopravvivere uccidono. 

Nell’uomo “normale”, senza turbe psichiche o folli, coesistono stadi e gradi emozionali in equilibrio tra di loro, ma quando un evento esterno provoca il superamento della soglia di sopportazione degli istinti cosiddetti negativi,  di solito la rabbia e il dolore primeggiano, impedendo alla ragione di sostenere la pace in quel turbinio di emozioni incontrollate.

Rabbia e dolore.

Sono i principali motivi del perché esiste ancora in qualche parte del mondo,così tanto civilizzato, la pena di morte. 

Non sono mai riuscita ad esprimere un’opinione a riguardo perché nonostante (perfortuna) non abbia mai subito una perdita per omicidio o altro, non posso non pensare a come mi sentirei se mi capitasse e a cosa farei. La prima cosa che mi viene da dire e’ che dovrebbe morire il colpevole. Comprendo peró che non vi è lucidità in quel pensiero e che agendo così, mi abbasserei allo stesso livello di colui che ha commesso tale bestialità.

Il dolore provoca rabbia e quest’ultima accieca.

Lo spunto lo prendo dall’ennesima interpretazione di Jordi ne Il Segreto: scena veloce ma molto forte quella di Gonzalo che cerca di strangolare Jacinta. Negli occhi ci sono odio, rabbia e dolore: tutto ciò che fa scatenare l’inferno dentro di noi. 

  Quanto avremmo voluto vederla morta? Lei che ha sparato contro capitan Tristan, lei che ha rovinato uno dei pochi momenti di festa che esistono a Puetr Viejo. La sua follia merita la reclusione a vita. Ma può questo sanare il dolore e l’odio che Martin/ Gonzalo nutre? Lui stesso aveva giurato che avrebbe fatto giustizia e che il colpevole non sarebbe stato impunito. Allo scoprire Jacinta, chiusa in una cella e destinata a rimanere sola a vita, l’idea della giustizia amministrativa non ha calmato l’ira di Gonzalo. 

Solo l’intervento di Maria l’ha placato.

Una scena forte, recitata con grande intensità e un realismo degno di Verga. Ancora una volta questa telenovela ci fa riflettere su temi come la pazzia, la vendetta e la giustizia. 

La legge del taglione la troviamo nella stessa Bibbia: “Se uno farà lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto al suo prossimo: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente (…)”. Fin dall’antichità il tema della vendetta è parte integrante della vita e della giustizia terrena. E proprio perché considerata crudele e antireligiosa nella maggioranza dei paesi del mondo è stata abolita: una legge bestiale indegna per gli esseri umani.  

Eppure dentro di noi questo senso di rivalsa c’è, esiste. La difficoltà non sta nel trattenerlo, perché altrimenti saremmo tutti, una volta nella vita, dei potenziali omicidi, la difficoltà sta nell’ammettere che in fondo in fondo siamo tutti un po’ bestie tifando per Gonzalo. O no? 

A voi i commenti a riguardo.

Il dramma di Gonzalo e la straordinaria interpretazione di Jordi Coll

Chi approda su questo blog lo fa chiaramente per cercare informazioni su Jordi Coll. Ovvio. Come ho sempre detto e scritto, non parlo solo di Jordi, ma parlo anche dei miei pensieri e di ciò che mi passa per la mente quando sono colpita da un qualche cosa che lo riguarda.

In questi giorni abbiamo assistito alle puntate più struggenti della seconda stagione: la morte di Tristan Castro, e l’abbandono dell’attore che lo ha interpretato, Alex Gadea. Tristan, marito di Pepa e padre di Martin/Gonzalo.

Sono una persona solare, mi piace ridere e scherzare, ma ammetto che tra i generi che amo di più, in tv o al cinema, sono predisposta al dramma. Far ridere dicono che sia più difficile che far piangere, ma diciamoci la verità, un attore si misura soprattutto con ruoli drammatici: l’intensità e il “calarsi” nella parte come fosse realtà è qualcosa di straordinario e affascinante. Per me chi riesce a emozionare e a trasmettere ciò che il ruolo richiedere è degno di stima e ammirazione perchè sa fare il proprio lavoro.

Ci sono delle cose che avrei voluto chiedere a Jordi, ma  se per noi questi giorni sono intrisi di lacrime e dispiacere per la scomparsa del Capitano, in casa Coll ferve l’impazienza e l’ansia per l’arrivo di Jael. Non era quindi il caso di disturbarlo con questo, ma sicuramente alla prossima intervista, non mancherà questa domanda: come ci si prepara ad affrontare un ruolo così drammatico? e qual è il coinvolgimento che si ha? Una volta terminato passa tutto o te lo porti a casa e permane per qualche giorno?

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Io sono dell’idea che quest’immagine dica tutto. Le parole sono un semplice contorno, sono quelle che marcano l’intensità della scena e del momento che sta vivendo il personaggio. Le parole sono un corollario, perchè io qui potrei anche smettere di scrivere: questa è l’immagine del DOLORE. 11219545_1668620926704318_6787526421203415745_o

E il dolore, la perdita ci fanno pensare. Ci fanno riflettere e ripercorrere il passato. Vediamo il futuro come un grosso punto interrogativo, che c’è sempre stato, ma che cancella tutte le aspettative e i desideri che fino a quel momento avevano albergato nella nostra mente e nel nostro cuore. E questo è : RABBIA,

seguita da una grande AMAREZZA.

11059626_1668624703370607_2937764963572532526_o (1)A volte il binomio bellezza e bravura interpretativa fanno fatica a coesistere, per me, prima dell’estetica, vince la sua bravura. Puente Viejo gli ha dato una gran bella spinta nel mondo della televisione, ma soprattutto dell’interpretazione e gli auguro che possa cavalcarla perchè se la merita tutta.

Molte persone denigrano le soap per il basso profilo intellettivo, paragonato ai folleton tradizionali o ai fotoromanzi di un tempo. Beh, io ho sempre sostenuto che ne Il Segreto la sceneggiatura e l’ambientazione sono fatte molte bene: anche chi non è mai uscito da casa propria può rapportarsi ad un mondo nuovo e a questioni sociali sempreverdi. Se in più aggiungiamo anche il livello di recitazione che hanno tutti, beh, sinceramente il basso profilo ce l’ha chi lo contesta senza averlo seguito.  

Che dire di più? Gustiamoci d’ora in avanti l’evoluzione di Gonzalo/Martin uomo e non più “cura”, perchè è da uomo quale è, che da il meglio di sè!

A presto!

Molto rumore per nulla: la prima foto

 Ebbene sì, nonostante qualche mese di assenza sono tornata a scrivere.

Perdonate la mancanza, cercherò di farmi perdonare con la prima foto del nuovo progetto di Jordi, condivisa da uno dei compagni di teatro sul Twitter, Manu Guix.

Il cast al completo per questo musical dal sapore classico e tradizionale di Shakespeare, Molt Soroll Per No Res, titolo in catalano che sarà in cartellone il prossimo ottobre al Teatre Nacional de Cataluna a Barcellona.

Dalle varie pagine social trapelano già i commenti di vari gruppi che andranno a vedere il nostro Jordi a teatro che stando a quanto si è lasciato sfuggire interpreterà il ruolo che nel film del 1993 fu di Denzel Washington, don Pedro!

Creo en Dios, no en la Iglesia

Creo en Dios pero no en la Iglesia. Esta frase me ha gustado mucho y no porque la ha dicho mi madre sino por haberla escuchada en una novela, “El secreto de Puente Viejo”. Para los demás, el público de esta novela està  formado de amás de casa y segùn el parecer de muchos, esta audiencia no tiene un nivel cultural suficiente por utilizar el cerebro. Bueno, no es asì. Mucho más allá de los triángulos amorosos o de los clichés que son típicos de estas novelas, quien la sigue aprende algo de una cultuta diferente aunque muy similar a la nuestra (italiana), y puede reflexionar sobre algunos temás importantes en la sociedad contemporanea, como la homosexualidad, la politica y la religión. Si 4 milliones de italianos siguen El Secreto se habrá una razón.

Esto es un blog sobre Jordi Coll pero quiero escribir mi opinión por reflexionar y escuchar lo que ustedes opinan sobre esta cuestion.

En el capítulo trasmetido ayer en Italia (13/05/2015) , Gonzalo tuve una discusion con su mentor, Don Anselmo, por haber tomado la decision definitiva de colgar los habitos. Dejando la verdadera razon por la que tuvo esta decision (Maria) , las motivaciones que da a Don Anselmo  son muy actuales y esto me ha gustado: en una novela « ambientada » históricamente en los años 20 del siglo pasado, se hablan de cuestiones que todavia hoy , en el 2015, dividen el publico y hacen discutir. Creer o no creer en Dios, y sobretodo créer o no en la istitucion de la Santa Iglesia. Los guionistas han sido muy sensibles a este tema teniendo en cuenta la tradición de España, católica desde siglos, desde los reyes  Ferdinando Aragón y Isabela de Castilla. Desde entonces, los reyes de España se han llamado los Reyes Católicos por haber cumplido obra de evangelización realizada tambien a través de la inquisición española . Por quien ha visto la serie “El Ministerio Del Tiempo”, donde tuve una partecipacion tambien Jordi, en el 4 capítulo se viajaba en esta epoca, con la Reina Isabela y Torquemada. En la discusion entre Don Anselmo, ministro de Dios y de la Iglesia, correcto y justo, y su ex protegido, Gonzalo, se habla de la avaricia que tienen muchos de aquellos que rapresentan esta institución, en ese caso de Don Celso, que por dinero ha callado sobre el secuestro de Martin/ Gonzalo. Y más, su obra por encontrar nuevos seminaristas por ir de misión en el América Latina era destinada por chicos de familias facultosas y no por aquellos que sentian verdadera vocación o tenían el deseo de cumplir un nuevo viaje a la fe. Gonzalo lo dice muy claramente : él cree firmemente en Dios pero no cree en la Iglesia.

¿Cuántos sacerdotes ustedes conocen y de cuántos pueden hablar bien ? Yo soy católica y mi cura ha hecho mucho por nuestra comunidad , pero el siempre ha sido diferente de los demás quizas por  esto ha tenido muchos seguidores. Hay reglas , imposiciones en la Iglesia que no han cambiado con el tiempo y por estos dogmás y creencias que ya se deberian cambiar. Mi reflexión va más lejos de todo esto. Todo lo que el hombre toca , lo arruina. Naturaleza, vida, religión. ¿Qué es la religión? Una profesión de Fe claro, pero no debe ser la motivación o la justificación por cumplir actos en nombre de Dios que es Sacro y no debería ser nombrado. Cualquiera interpretación extrema puede causar daños , y eso se sabe.

Mi madre era protestante:  conociò a mi padre, se convirtiò catolica, se casò y cuando llegò a Italia empezò a ir a la misa. Dejò de ir después de poco tiempo porque no amaba los chismos de las mujeres, como Dolores Mirañar: cada vez que habia alguien nuevo en la comunidad, hay que decir algo. Y sobre ella también, negra entre blancos. Más, no comprendia la practica de la confesión: porque tenía que hacerlo en frente de un cura, que siempre permanecia un hombre con sus límites y sus pecados como todos? La conversión de mi madre ha sido por Amor, pero en su intimidad la protesta luterana estaba bien radicada: su frase historica siempre ha sido la que Gonzalo dijo ayer.

Querria saber lo que ustedes opinan sobre este tema, por entender vuestra opinión y ver quien piensa de una forma y quien en otra. Por leer argumentos válidos, siempre que lo hay, de porque uno deberia creer en la istitución de la Iglesia. Y lo más que me gustaria saber, a mi , como a todas las fans que siguen a Jordi, seria lo que opina él sobre esta cuestión tan delicada habiendolo “vivido” de alguna forma en la piel de Gonzalo.